|  | MUSEO MARINARO G. B. FERRARIVia G. B. Ferrari, 41
 tel. 0185729049
 Ingresso gratuito
 Sito Web
 
        
          | IL MUSEO |  
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            Ogni pezzo del museo marinaro intitolato a Gio Bono Ferrari, 
              è stato donato dalle famiglie di Camogli.Ciò che è presente nel museo è solo una piccola parte 
              del patrimonio che possedettero gli armatori di Camogli nel periodo compreso 
              tra il 1798 ed il 1918.
 Nel museo sono esposti numerosi quadri, navi in bottiglia (tra cui una 
              molto curiosa che al suo interno contiene oltre ai velieri, il porto e 
              le case di Camogli), modellini e navi in sezione, una parte del siluro 
              tedesco che durante la prima guerra mondiale affondò il Piroscafo 
              inglese "Washington" (nel golfo di Camogli) ed altri oggetti.
 Nel museo è anche presente una vetrina contenente i vari attrezzi 
              usati dai maestri d'ascia per costruire o riparare le imbarcazioni.
 Un'altra vetrina contiene sestanti, ottanti ed altri strumenti 
              appartenuti a capitani di Camogli tra cui due bellissimi orologi solari 
              risalenti ai secoli XVI ed XVIII.Numerosi sono anche i documenti d'epoca: tra cui patenti e diplomi rilasciati 
              da Carlo Felice e Carlo Alberto, giornali di bordo, libretti di navigazione, 
              relazioni di naufragi e manuali di nautica.
 Adiacenti al museo marinaro si trovano la biblioteca e la sala archeologica.
 Nelle vetrine della sala archeologica sono contenuti i reperti più 
              significativi selezionati tra quelli rinvenuti in 7 anni di studi e ricerche 
              sul Castellaro di Camogli, tra i quali:
 resti ossei, uno spillone per capelli, fusaiole, un obolo d'argento, ceramiche 
              di varie tipologie e molti altri oggetti.
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          | GLI SCAVI E LA NASCITA DEL MUSEO |  
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            Il 19 Dicembre 1981, venne ufficialmente aperto ed inaugurato 
              il Civico Museo Archeologico di Camogli, che raccoglie ed espone il materiale 
              di maggior interesse e rilievo proveniente dagli scavi a suo tempo effettuati 
              sulla collina del Castellaro.L’allestimento della sala avvenne presso la Civica Biblioteca.
 Il materiale esposto è costituito in prevalenza da resti di ceramica 
              e terracotta, che sono testimonianza della varietà di vasi in uso 
              presso i Camogliesi del XII secolo a.C. e dei loro scambi con altre aree 
              culturali più o meno vicine.
 Di grande interesse sono i pesi da telaio e le fusaiole, impiegati per 
              la tessitura della lana; le macine ed i macinelli, utilizzati per la preparazione 
              degli alimenti.
 Dagli abbondanti avanzi di pasti rinvenuti e dall’analisi dei pollini 
              ritrovati nel terriccio dei vari strati di scavo, si è ottenuto 
              un quadro quasi completo della vita della comunità del Castellaro 
              di Camogli prima dell’occupazione romana della Liguria.
 Alla caccia si alternavano agricoltura e pastorizia (bovini ed ovini).
 Difficile indicare la consistenza dell’abitato, anche perché 
              ciò che si è ritrovato è frammentario, e potrebbe 
              rappresentare solo una parte di un nucleo maggiormente esteso.
 Bisogna infatti tenere conto dell’erosione marina e di possibili 
              movimenti sismici che anno contribuito a far cadere in mare una grossa 
              parte della collina. Per lo stesso motivo rimane una certa incertezza 
              a proposito della consistenza dell’insediamento che si sarebbe sovrapposto 
              a quello preistorico in età romana.
 Il Castellaro di Camogli e costituito da una massiccia 
              rocca che si erge a strapiombo sul mare, alta circa 70 metri.L’altura è del tutto inaccessibile dal versante che si affaccia 
              sul mare, anche perché essa è sottoposta ad un continuo 
              movimento franoso, detto falesia.
 A partire dal 1969, il Centro Studi di Storia Camogliesi fece delle ricerche 
              sul Castellaro. Nel 1976 fù messa in evidenza la presenza di una 
              stratigrafia.
 L’Istituto per la Storia della Cultura Materiale fu inviato ad intervenire.
 Lo scavo archeologico si protrasse dal Gennaio 1976 al Marzo 1977: il 
              deposito stratigrafico (di 2,80 metri) individuato, era rimasto fortunatamente 
              intatto.
 Lo scavo permise di individuare almeno 7 fasi di utilizzo della sommità 
              del monte, di cui due recenti, di età moderna.
 Furono trovati 9200 reperti, di cui circa 6000 sono frammenti di vasi 
              in ceramica e circa 2000 frammenti ossei.
 gli scavi condotti, hanno dimostrato che vi fu frequentazione umana a 
              partire dalla media età del bronzo.
 L’economia dei primi insediati dovette essere particolarmente legata 
              all’allevamento, all’agricoltura ed alla caccia, mentre non 
              era praticata la pesca, come hanno dimostrato i resti faunistici.
 Questi hanno anche indicato interesse per la produzione di lana e latte, 
              fatto poi confermato da oggetti come pesi per telaio e vasi bollitori.
 Il quadro economico viene completato dal ritrovamento di macine e bacinelle 
              in rocce non locali, che testimoniano l’utilizzo di cereali e granaglie.
 Gli scavi portarono alla luce anche tre capanne di età preistorica. 
              Una delle capanne fu datata tra il XIV ed il XIII secolo a.C., mentre 
              la più recente è databile tra la fine del XIII ed il XII 
              secolo a.C.
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